L’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla Formazione: la sfida è appena iniziata
Da quando, nel non troppo distante 2022, l’Intelligenza Artificiale sotto forma di Chat GPT è entrata con prepotenza nelle nostre vite, ogni approccio metodico creato e strutturato con tempo e impegno ha dovuto fare i conti con un’ondata di innovazione senza precedenti. Come ben ha sottolineato un mio stimato professore universitario “L’IA è stata, ed è tuttora, un fiume in piena, un cambiamento epocale”, che coinvolge moltissimi ambiti. Formazione compresa.
Poco tempo, tanta evoluzione: il ciclone IA
Stimare con precisione quali saranno le evoluzioni future legate a questa, relativamente nuova, tecnologia, è praticamente impossibile. In pochissimo tempo, infatti, i modelli di intelligenza artificiale si sono migliorati esponenzialmente, arrivando a toccare vette di precisione, e di realismo, del tutto inaspettate. D’altronde se ne sono accorti tutti. Dagli addetti ai lavori, che hanno iniziato a implementare strumenti governati dall’IA nei loro processi operativi, fino ai mercati azionari, che hanno riversato speranze e risorse sulle aziende che più si distinguono in questa branchia del progresso.
Nessuno di noi dispone di una sfera di cristallo attraverso cui poter scrutare il futuro. Tuttavia, possiamo fare riferimento ai grandi ambasciatori di questa innovazione per avere un’idea più chiara. In tal caso, potremmo fare riferimento alle parole di Elon Musk, genio creativo dei nostri tempi, e patron di Tesla e Space X, che in una intervista di qualche mese fa si è lasciato andare a previsioni su scala temporale.
Secondo Musk, l’Intelligenza Artificiale sarà in grado di superare l’intelligenza umana individuale tra il 2024 e il 2025. Se questo dato non attira attenzione a sufficienza, aspettiamo di leggere il pronostico successivo. La singolarità tecnologica, sempre a detta di Musk, potrebbe verificarsi già nel 2029. Per singolarità tecnologica si intende la superiorità totale dell’IA nei confronti dell’intera intelligenza collettiva umana. Il tutto, subordinato alla costante presenza delle fonti primarie di approvvigionamento per alimentare i sistemi (dato non scontato, ma ne discuteremo in un articolo successivo).
Dal generale al particolare: l’Intelligenza Artificiale nella vita quotidiana
Tralasciando i discorsi etici sul reale impatto dell’Intelligenza Artificiale sull’umanità, non possiamo negare che le nuove opportunità che questo strumento ci offre rendano il nostro lavoro quotidiano più semplice, rapido e, irrimediabilmente, più pigro. La pigrizia, da sempre nemica del miglioramento, rappresenta un problema di non poco conto quando discutiamo di formazione. Approcciamo dunque la questione dal punto di vista dell’utente finale di un ipotetico percorso formativo. In un mondo già caratterizzato dalla piaga del “tutto e subito”, in un contesto in cui l’attenzione si esaurisce nel giro di qualche secondo, un ulteriore fattore di accelerazione rappresenta una questione da affrontare.
Perché dover cercare manualmente un’informazione, quando posso tranquillamente interrogare Gemini? Perché impegnarmi nell’ideare la giusta grafica per quella presentazione, quando posso ordinare a Canva di trovare le idee al posto mio? Domande a risposta molto semplice, che potrei proporre all’infinito. Con un approccio di questo tipo, vengono tuttavia meno le motivazioni necessarie ad applicarsi concretamente su uno strumento o su un tema, per comprenderlo o per acquisire nuove competenze.
La naturale tendenza dell’essere umano a cercare la risposta più semplice, nella costante ambizione di coniugare efficacia ed efficienza, può in questo caso rappresentare un’arma a doppio taglio. Da progettista della formazione, considerando la velocità con la quale l’intelligenza artificiale si evolve, non sento di poter dare indicazioni precise per risolvere la questione. Ciò che si prefigura come necessario, ora e in futuro, è una seria educazione all’utilizzo di questo strumento, in grado di discernere impieghi costruttivi da usi potenzialmente rischiosi. Tutto questo sia a breve che e a lungo termine.
Intelligenza Artificiale: croce e delizia dei progettisti
Dal punto di vista di chi progetta ed eroga percorsi formativi, l’Intelligenza Artificiale è sicuramente uno strumento molto utile. Nello specifico, l’IA può risultare utile per reperire informazioni, suggerire approcci e metodologie, ordinare e gestire gli argomenti per creare indici logici e consequenziali. Grazie all’IA possiamo inoltre creare immagini o video adatti alle nostre esigenze, semplificare lavori ripetitivi, o addirittura addestrare un sistema di reti neurali in grado di rispondere colpo su colpo al discente. Un vero e proprio formatore virtuale, insomma.
Le alternative e gli utilizzi sono molti, ciascuno con dei precisi vantaggi in termini formativi, ma anche dei rischi da non sottovalutare. Anche in questo caso, il rischio di impigrirsi e proporre pedissequamente quello che una macchina ha creato al posto nostro, rappresenta il primo passo verso la sostituzione della persona. Le competenze maturate nel corso di anni, le specificità che contraddistinguono il lavoro di ciascun progettista, non devono soccombere di fronte alla necessità di concludere un lavoro nel più breve tempo possibile.
Coinvolgere il discente, sollecitando la sua motivazione intrinseca, resta il primo obiettivo di una formazione, a prescindere dai contenuti proposti. Si può scegliere quanto e cosa dire, il tone of voice, lo stile espositivo, ma ogni scelta deve sempre tenere conto della tipologia di utente a cui ci rivolgiamo. L’intelligenza artificiale, con il giusto lavoro di prompting, potrebbe svolgere alcuni di questi, senza tuttavia rappresentare una soluzione definitiva. L’ultima parola spetta sempre a noi.